Conduction in una prospettiva di musica contemporanea e di popular music 



Iannis Xenakis: “gli universi della musica classica, contemporanea, pop, folkloristica, tradizionale, d’avanguardia, ecc., paiono formare in sé delle unità, a volte chiuse, a volte compenetrate. Presentano diversità incredibili, ricche di nuove creazioni ma anche di fossilizzazioni, di rovine, di residui, e tutto questo in continua formazione e trasformazione, come le nuvole, così diverse e così effimere”[1].
L’affermazione del compositore greco può esemplificare i lineamenti delle diverse problematiche che verranno affrontate. Uno degli intenti di questo lavoro vuole essere quello di avvicinare la Conduction alle problematiche delle poetiche dell’indeterminazione, dato che in essa troviamo i pretesti per esaminare le tematiche che riguardano l’opera aperta, l’improvvisazione e l’Alea. L’argomentazioni dell’opera aperta daranno la possibilità di inquadrare e ridefinire la natura della Conduction. Oltre alla trattazione dell’improvvisazione saranno evidenziati i temi dell’estemporizzazione e della musica audio-tattile.
Come affronteremo più avanti, la Conduction proviene dal contesto del free jazz quindi dalla popular music, in cui le caratteristiche dell’improvvisazione e della musica audio-tattile sono evidentemente connaturate. 
Prima di giustificare le affermazioni proposte è giusto motivare l’idea che ha generato tali considerazioni: i numerosi punti di convergenza tra la Cunduction e le opere Cagane. In particolar modo Concert for Piano e Orchestra [1957-1958] suggerisce numerose riflessioni.
A dirigere la prima esecuzione nel 15 maggio 1958, tenutasi per i 25 anni di attività musicale di John Cage, è Merce Cunningham un ballerino che facendo roteare le braccia ritardava o accelerava l’esecuzione dell’interpretazione delle indicazioni offerte al musicista. 
Il primo direttore nonché ideatore della Cunduction è una figura controversa quanto insolita, quella di uno strumentista e jazzista. Le indicazioni utilizzate dal direttore di Cunduction non sono i tradizionali gesti classici di tempo, dinamica e agonica, ma movimenti stabiliti che modificano, coordinano, selezionano e creano.
Anche in questo caso i suoni non sono proprietà del compositore, ma sono evocati dal direttore attraverso la collaborazione dei musicisti. Date le sue origini, il contesto da cui prende vita e si afferma, la Cunduction evidenzia una evidente e forte appartenenza alla popular music.
Il jazz in questo è un ponte che ci permetterà di individuare numerosi punti di contatto che permettono di avvicinare mondi, argomentazioni e presupposti apparentemente distanti. Andando per ordine, prima di affrontare le problematiche legate alla Conduction, riteniamo sia giusto considerare la problematica del jazz all’interno della popular music.
Utilizzando come presupposto le parole di Franco Fabbri “i confini fra jazz e popular music sono – in quanto ideologici – oggetto di continua rigenerazione storico-critica”[2] riteniamo impossibile e inutile tentare di risolvere l’inesauribile problematica su quanto la popular music appartenga al jazz.
Il movimento all’ interno del campo musicale, l’essere fenomeno mutevole, l’illeggittimazione, lo stare fuori da definizioni, schemi, inquadrature, estraneo all’assoluto, mai immobile: questa natura rende la Conduction vicina alle problematiche e all’interno della popular music.   
Prima di affrontare altre considerazioni bisogna chiarire gli aspetti fondamentali che caratterizzano la Conduction. 





[1] Franco Fabbri, Around the clock, 2008, UTET, Torino, pp. 3. 

[2] Franco Fabbri, Around the clock, 2008, UTET, Torino, pp. 3. 

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